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Storia della teologia - I: «La preghiera si fa canto. Voci di antichi maestri cristiani»

Docenti
  Antonio Zani
Istituto / Ciclo
FTIS - Specializzazione (Licenza)
Anno accademico
2022/2023
Codice
S-22STTH1
Anno di corso
Semestre
2
ECTS
3.0
Ore
24
Lingua in cui viene erogato il corso
Italiano
Modalità di erogazione del corso
Convenzionale
Tipologia di insegnamento
Non definito
Tipologia d'esame / Metodo di valutazione
Prova Orale
SCHEDA PUBBLICATA
Programma

Il canto nuovo del Verbo. La prima parola di Clemente Alessandrino (150 ca.-220 d.C.) sul Verbo di Dio, o meglio la prima parola con cui il Verbo divino si fa incontro al lettore, all’inizio del suo Protrettico, è un canto:  il “canto nuovo”; ben diverso e superiore a quello di leggendari poeti, ai quali il mito greco attribuiva falsamente straordinari poteri, ma che in realtà “con il pretesto della musica corrompevano la vita” degli uomini rendendoli schiavi. Da questa singolare immagine iniziale, la metafora del canto del Verbo si dispiega in tutta la ricchezza delle sue sfaccettature. Presentare il Verbo non solo come parola proferita da Dio bensì come parola “cantata”, significa evidenziarne il carattere, per così dire, performativo, cioè la capacità di fare ciò che dice, o meglio di essere una parola che è di per se stessa azione, gesto produttivo di effetti.

L'esemplare canto di Cristo. Testo popolarissimo dell'antichità cristiana, la Lettera a Marcellino sull'interpretazione dei Salmi funge da prologo nel codice alessandrino della Bibbia greca risalente al V secolo. Certa è la paternità di Atanasio (293/295 ca.-373), difficile assegnarle una datazione. Dal “giardino” del salterio occorre attingere i frutti, che consolano, guariscono, sostengono il credente lungo il cammino di ritorno verso la casa del Padre. Vi si vedono riflessi i sentimenti dell'essere umano e l'uomo vecchio, che ancora sopravvive in lui, è sollecitato a diventare l'uomo nuovo in Cristo, che dei salmi ha fatto la propria preghiera. Un ammirato estimatore di Atanasio, il cappadoce Gregorio di Nazianzo (329-390 d.C.), vive questa esperienza e la svela ai suoi lettori, consapevoli di molte sue pagine in cui la preghiera sembra vissuta a livello alto, matura esperienza di profondo colloquio col Signore. La vita insiste nella preghiera e la preghiera dell'orante non può che accoglierla nel suo canto, dalle diverse modulazioni, quelle del dolore, della prova, del vuoto interiore, della gioia e del giubilo, appunto le diversificate modulazioni della vita.

La preghiera o il desiderio di Dio. Conobbe e frequentò Gregorio di Nazianzo Evagrio Pontico (345 ca.-399). Di lui si possiede un breve testo Sulla preghiera. Una lettura attenta vi coglie anzitutto la duplice natura dell’orazione, come dono e nel contempo come compito. Ma per vedersi corrisposto, l’orante ha bisogno di Dio, che dà la preghiera a colui che prega, risolvendosi così in un ineffabile gaudio e canto del cuore.

La preghiera canto della vita. C'è unanimità tra i Padri della Chiesa nell'affermare che la preghiera è intimamente connessa con la vita e l'esperienza. Nessuno di loro la considera un'attività speciale, autonoma e isolata dalla vita. La preghiera non è una specie di accessorio facoltativo ad uso di chi vi prova gusto, ma sgorga spontanea per la pressione della vita e del pensiero. In Agostino d’Ippona (354-430) traspare nitidamente la convinzione che, con metafora musicale, la preghiera sia la modulazione cantata dell'amore per Dio, ma quando tale amore è sostanziato dall'amore per il prossimo così da scorgere in quest'ultimo il senso concreto del vivere da cristiani e come Cristo. “Fratelli, canti la voce, canti la vita, cantino le azioni!” (Disc. 34,6). “Siamo stati esortati a cantare al Signore un canto nuovo. L’uomo nuovo conosce il canto nuovo” (Esposizione sul Sal. 149,1). La lettura analitica della preghiera posta a conclusione del De Trinitate XV funge da logico sigillo al corso.

Obiettivo

Indugiare analiticamente su alcuni testi eucologici del primo cristianesimo, rilevandone il significato teologico impresso nella preghiera, la sua originalità e funzione identitaria della fede cristiana rispetto al pregare, pur diffuso, non cristiano. Tale è l’obiettivo del corso.

Avvertenze

Lezioni frontali compongono il corso con l’obiettivo di individuare i significativi apporti, diluiti nei testi in esame, alla formazione della preghiera della comunità cristiana. La verifica consisterà in un colloquio orale ove verrà mostrata l’intelligenza dei contenuti di volta in volta sviluppati nel corso.

Bibliografia

S. Pricoco e M. Simonetti (ed.), La preghiera dei cristiani, Fondazione Valla, A. Mondadori, Milano 2000; L. Lugaresi, Canto del Logos, dramma soteriologico e conoscenza di fede in Clemente Alessandrino, in R. Radice – A. Valvo (ed.), Dal logos dei Greci e dei Romani al Logos di Dio, Vita e Pensiero, Milano 2011, 243-272; L. Cremaschi (ed.), Atanasio di Alessandria. L’interpretazione dei Salmi, Qiqajon, Magnano (VC), 1998; V. Messana (ed.), Evagrio Pontico. La Preghiera, Città Nuova, Roma, 1999; C. Moreschini, Filosofia e letteratura in Gregorio di Nazianzo, Vita e Pensiero, Milano 1997, pp. 97-149; T. J.Van Bavel, The Longing of the Heart: Augustine’s Doctrine on Prayer, Peeters, Leuven 2009.

Programma
  • Descrizione del corso
  • Contenuti del corso
Obiettivo
  • Obiettivi del corso e risultati di apprendimento attesi.
Avvertenze
  • Metodologie didattiche e attività di apprendimento previste
  • Prerequisiti
  • Calendario o programma del corso (scadenze previste)
  • Criteri disciplinari condivisi (presenza, puntualità, correttezza, ecc.)
  • Metodi e criteri di accertamento del profitto (distribuzione dei parametri di valutazione)
Bibliografia
  • Letture richieste e consigliate.